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Condizioni parodontali ottimali per un trattamento implantare di successo

EDI Journal

Pubblicato per la prima volta su EDI 4/2018, pagina 76

Dialogo con il Presidente EFP: Professor Anton Sculean (a sinistra) e Dottor Karl-Ludwig Ackermann
©Foto: Anne Barfuß

Dialogo con il Presidente EFP:
Professor Anton Sculean (a sinistra)
e il Dottor Karl-Ludwig Ackermann
che discutono della buona riuscita degli impianti
in pazienti con una storia di parodontite.


Dott. Jan H. Koch, Freising, Germania

Maggiori informazioni:
niwop.wh.com

Non c’è Yin senza Yang

In che modo si possono evitare le perimplantiti e come trattarle adeguatamente? Oltre alla nuova classificazione appena presentata, questo quesito è stato uno dei temi principali a EuroPerio, che si è tenuto ad Amsterdam a giugno. In un simposio organizzato dalla società odontoiatrica austriaca W&H, il Dott. Karl-Ludwig Ackermann (Filderstadt, Germania) ha presentato la sua idea clinica basata sul flusso di lavoro NIWOP (“No Implantology without Periodontology”).

Il Dott. Karl-Ludwig Ackermann, specialista in implantologia e parodontologia, ha inserito molte migliaia di impianti in circa 40 anni. “Nel tempo, si acquisisce una vasta esperienza e non si smette mai di affinare le proprie capacità. Oggi, investo molto più tempo ed energie per ognuno e per ogni singolo dente. Ma se, nonostante ciò, l’impianto si dimostra necessario, preparo i miei pazienti con molta attenzione.”

Ackermann ha iniziato citando l’attuale prevalenza della parodontite, che colpisce già oltre la metà delle persone tra i 35 e i 44 anni e circa i due terzi di quelle tra i 65 e i 74 anni in Germania. Una parodontite non trattata comporta un rischio significativamente maggiore per il paziente di sviluppare una perimplantite. [1] Secondo l’esperienza di Ackermann e in base alla letteratura corrente, il rischio è più elevato anche se i pazienti trattati inizialmente non sono integrati nel necessario programma di richiamo (terapia parodontale di supporto, SPT).[2] I pazienti con storia di parodontite devono essere informati che, senza un’adeguata assistenza post-trattamento, la prognosi dell’impianto sarà relativamente sfavorevole. In questi casi, Ackermann parla di dieci anni, mentre per gli impianti su pazienti che rispettano il relativo programma di richiamo presso il suo studio, solitamente si beneficia di una durata del successo dell’impianto di almeno 20 anni.

“I pazienti pensano che l’igiene orale non sia più importante quando hanno gli impianti.” Con questo in mente, lo staff di Ackermann spiega le cause delle malattie gengivali ai pazienti, li istruisce in maniera precisa sulla corretta igiene orale e sulla cura delle protesi sostenute da impianti ed esegue la lucidatura e la pulizia professionale dei denti a intervalli regolari. Gli impianti non devono essere inseriti nei pazienti che hanno il disturbo senza prima eseguire un trattamento parodontale. L’intervallo di richiamo per la SPT è compreso tra due e sei mesi, anche se al momento non sono disponibili raccomandazioni sostenute dalla clinica. Un criterio importante è l’efficacia dell’igiene orale del paziente. “La destrezza manuale di solito diminuisce con l'avanzare dell’età, il che significa che spesso è necessaria un’assistenza post-trattamento individuale, attentamente monitorata, personalizzata in base all’età del paziente.” Ackermann si è avvalso di una serie di esempi di pazienti per illustrare il suo concetto di trattamento organizzato che gli consente di ottenere risultati di protesi-impianto di lunga durata, presupponendo una buona compliance da parte del paziente. Se, nonostante tutti gli sforzi, si sviluppa una perimplantite, Ackermann preferisce rimuovere gli impianti interessati in una fase iniziale, a seconda della morfologia del difetto: “Le protesi implantari possono sembrare denti naturali, ma si comportano in modo diverso.” Secondo la sua esperienza, solitamente non è possibile decontaminare con successo le superfici relativamente ruvide degli impianti e ottenere una stabilità del tessuto nel lungo periodo: una questione particolarmente importante dal punto di vista estetico.

Durante la discussione che è seguita ed è stata condotta dal Presidente EFP, il Professor Anton Sculean (Berna, Svizzera), è sorta la questione relativa a quando i denti dovrebbero essere estratti e sostituiti con impianti, una domanda a cui non è semplice fornire una risposta, secondo Ackermann. Non esiste un algoritmo che consenta di stabilirlo. È però decisiva una mobilità pronunciata (grado 3); le profondità di sondaggio non sono invece considerate un criterio affidabile. Sculean ha aggiunto che un paziente di 20 anni con poca placca e dieci o più tasche profonde deve essere trattato in modo diverso rispetto a un paziente di 40 anni con placca e tartaro importanti ma solo poche tasche.

Secondo Ackermann, i pazienti con parodontite attuale o pregressa hanno, nella maggior parte dei casi, problemi intorno all’impianto. “Lo stesso vale per i pazienti edentuli. Non sappiamo ancora esattamente quale sia il meccanismo genetico che conduce alla perdita dei denti indotta a livello parodontale”, un altro argomento che ha causato un’accesa discussione all’EuroPerio.


  1. Veitz-Keenan, A., et al.; Evid Based Dent 2017. 18 (1): 5.
  2. Roccuzzo, M., et al.; Clin Oral Implants Res 2012. 23 (4): 389-395.

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